giovedì 17 gennaio 2013

LA VOCE DI UNA MADRE: STORIA DI MONICA DA BOIT



Sento che sto per morire: vedo Paolo che passeggia nervosamente fumando una sigaretta dietro l’altra; non fa in tempo a spegnerne una che subito si riaccende la seconda. Lo vedo: è fuori di sé: mi chiama con voce alta: “Monica, Monica”… io non rispondo, la voce troppo debole non esce dalla mia bocca, vorrei chiedere …”PERCHE’ mi hai uccisa ?”… Perché io ti amavo! Ma la mia mente si sta già allontanando dalla vita.
Sento che mi sta tirando per le braccia, peso parecchio, sono un po’ cicciottella e il mio corpo a peso morto pesa ancora di più.
Penso: “Cosa starà facendo?”
Ho capito… cerca di buttarmi sul viso tanta acqua, il sangue lo spaventa, ma oramai la mia faccia è una maschera di sangue… l’acqua mi bagna i capelli, la maglietta nera; non ha l’effetto che sperava, cosi visto che non riusciva a trascinarmi nel corridoio, impreca DIO…
Cosa voleva fare? Dal verbale dei Carabinieri risulta che c’era stato un tentativo di far sparire il corpo; una volta trascinata in auto, mi avrebbe buttata chissà dove, cosi avrebbe potuto dire a sua discolpa che … ME N’ERO ANDATA VOLONTARIAMENTE…..vigliacco.
Da ora in poi non sento più nulla, credo di essere morta, non sento nè dolore nè voci, nulla di nulla: il buio più totale ma prima di morire, come in un film, rivedo tutta la mia vita, da quando ero bambina fino ad oggi.
Il mio ultimo pensiero è stato… “Mamma ti ho amata tanto, Dio mi vuole con sé; non piangere per me ma prega il Signore…”
Sul mio viso appare un sorriso, questa è l’ultima immagine che lascio su questa terra.
Mi hai maltrattata, derisa, umiliata, picchiata come una bestia da soma, ma il mio sorriso, quello NO! NON LO SPEGNERAI MAI …-

Paola Caio (Mantova)