lunedì 22 giugno 2015

SE L'UOMO UCCIDE È COLPA DELLA DONNA: PERICOLOSE ELUCUBRAZIONI AL FAMILY DAY



Kiko Arguello


Ha fatto scalpore la relazione di Kiko Arguello al family day di sabato 20 giugno.

Arguello è fondatore del cammino neocatecumenale, un movimento nato in Spagna all’inizio degli anni ’60 per formare ed evangelizzare i fedeli e,  dato che parla solo se ha una croce al suo fianco, sul palco di piazza San Giovanni ne è stata collocata una alta due metri.

La star, parlando della famiglia, ha presentato curiose teorie sul femminicidio, che hanno fato il giro del web, criticate con toni aspri e accesi.

L'uomo ha introdotto il tema asserendo che causa della violenza non è la dualità uomo donna, ma l’assenza della fede in Dio. 

L’ateo, l'uomo che rifiuta Dio, non ha un ruolo nella vita, per cui finisce per trovarlo nella donna. 

Così, se la moglie non lo ama più, lo lascia, non si sente più persona e diventa un mostro. O cade nel buio più profondo della depressione o uccide, “perché sente un dolore talmente profondo che il primo moto è ucciderla,  perché il dolore che prova è quasi mistico” e per farle capire bene il concetto, ammazza pure i figli.

Secondo questa sua teoria, semplicisticamente, e come sempre, è “colpa della donna“ se viene ammazzata.

La donna, quindi, avrebbe una grande responsabilità nei confronti dell’uomo, visto come essere incapace di ragionare, un uomo che cede all’istinto, una bestia, in definitiva.

E, come tale, va giustificato.

L’affermazione di Kiko mette in discussione anche il valore dell’educazione, della cultura, nella formazione della persona, dato che solo Dio può colmare il vuoto dell’animo maschile.

Mi chiedo come mai questo vuoto non colpisca anche le donne che, anzi, sono chiamate alla guida del povero maschio, ma solo in questo caso, perché, a quanto ci risulta, in altri casi, come nella direzione di un Paese, di un’industria o in altri importanti ruoli, pare che possa.

Ma ritorniamo all’assenza di Dio che spinge al femminicidio.

Kiko è piuttosto disinformato, perché gli uomini uccidono indipendentemente dall’appartenenza religiosa, anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, la religione ha una grave responsabilità in merito.

Il femminicidio ha radici lontane, trova forza in storie e insegnamenti misogini dei testi sacri, che hanno giustificato tale comportamento.

La misoginia delle religioni è fortemente responsabile della morte di molte povere anime innocenti.

E Kiko, forse, non deve aver studiato molto bene la Bibbia e i testi dei Padri della Chiesa perché avrebbe dovuto sapere che nell’Antico Testamento era ammesso il delitto d’onore:

Se la figlia di un sacerdote si disonora prostituendosi, disonora suo padre; sarà arsa con il fuoco. Il sacerdote, quello che è il sommo tra i suoi fratelli, sul capo del quale è stato sparso l’olio dell’unzione e ha ricevuto l’investitura, indossando le vesti sacre, non dovrà scarmigliarsi i capelli né stracciarsi le vesti”. (Bibbia, Levitico, XXI). 

E il discorso potrebbe continuare.

 

Michela Buonagura

 




sabato 6 giugno 2015

ARTEMISIA FILM


Da un processo per stupro

Il caso Tassi/Gentileschi a Roma fece scalpore, non per lo stupro ma perché il colpevole aveva rifiutato l'attesa riparazione.
Nel 1612 ebbe inizio il processo, protrattosi per vari mesi, e tutto ebbe inizio dalla petizione indirizzata al Pontefice dal padre. Artemisia aveva 15 anni e Agostino circa 32. La petizione così recitava: 

 
Artemisia dichiarò che l'anno precedente, nella sua casa di via della Croce, il suo insegnante di prospettiva l'aveva violentata. In seguito l'aveva illusa di sposarla - facendo sì che la ragazza si comportasse more uxorio - ma quando lei ebbe scoperto l'inganno, ne informò il padre che ricorse in giudizio.
La giovane dovette confermare l'accusa subendo un ulteriore interrogatorio sotto tortura: quando le legarono le cordicelle alle dita gridò al Tassi: Questo è l'anello che mi dai, e queste sono le promesse!
Tassi si difese debolmente dalle accuse, affermando che la moglie era morta non so come e quando, poiché io la lasciai a Lucca e che Gentileschi e Stiattesi, un tempo suoi amici, avevano montato tutte queste accuse per evitare di restituirgli il denaro che aveva prestato loro.
Tassi scontò otto mesi nella prigione di Corte Savella ma alla fine il caso fu archiviato.
Indubbiamente ad Artemisia costò molta fatica riabilitarsi, tramite un matrimonio ma soprattutto tramite la carriera, agli occhi della società dalla vicenda dello stupro. Non tutti ebbero comprensione per le sue traversie: crudele e volgare suona in tal senso l'epitaffio dedicatole dai veneziani Giovan Francesco Loredano e Pietro Michiele (Venezia 1653), in cui si ironizza sul suo nome Arte / mi / sia / Gentil / esca:  

Co'l dipinger la faccia a questo e a quello
Nel mondo m'acquistai merto infinito 
Nel l'intagliar le corna a mio marito 
Lasciai il pennello, e presi lo scalpello 
Gentil'esca de cori a chi vedermi 
Poteva sempre fui nel cieco Mondo; 
Hor, che tra questi marmi mi nascondo, 
Sono fatta Gentil'esca de vermi. 
Agostino Tassi 
Dopo l'affare Gentileschi Tassi continuò ad accumulare processi e violenze. I suoi infortuni giudiziari erano sulla bocca di tutti a Roma, nel suo curriculum vitae comparivano stupro, incesto, sodomia, furti, debiti e accuse (mai provate) di omicidio, ma la sua reputazione non ebbe reali conseguenze sul suo lavoro. Tassi era abilissimo quadraturista, pittore di prospettive, oltre che autore di paesaggi, marine, battaglie. La sua bottega a Roma era frequentata da molti artisti, italiani e stranieri, soprattutto fiamminghi. Proprio in quel periodo stava nascendo la tradizione dei capricci architettonici, genere destinato ad una grande fortuna nel secolo XVIII. Il pittore infatti ebbe molte commissioni dalle più prestigiose famiglie patrizie romane, come i Peretti, i Rospigliosi, i Lancellotti, i Ludovisi, i Pamphili e decorò alcune stanze e una cappella privata al Quirinale (residenza del Papa).
Tassi scontò otto mesi nella prigione di Corte Savella ma alla fine il caso fu archiviato.
In seguito Agostino ed Orazio Gentileschi si riavvicinarono dimenticando l'accaduto. A quanto pare la soglia di tolleranza delle violenze sulle donne era molto bassa nella società del tempo...