"Non
vale la pena denunciare la violenza sessuale, è troppo umiliante". Così si
è espressa Madonna durante lo show radiofonico più popolari d'America, l'Howard
Stern Show.
La
cantante ha ricordato lo stupro subito quando aveva 19 anni, appena arrivata a
New York.
Non
denunciò l'abuso subito: "Non volevo ritornarci su, sei già stata
violata". "Proprio non ne vale la pena, è troppo umiliante",
aggiunge.
Con
queste poche parole buttate lì, Madonna ha ignorato anni di lotte per
diffondere l’idea che lo stupro va denunciato. Sempre. Non solo perché è un
reato ma perché non si può lasciare in giro uno stupratore con il rischio che possa
commettere la stessa violenza su altre donne.
Non
sono le donne a doversi vergognare, ma chi le violenta. Per anni la donna ha
dovuto subire l’umiliazione di interrogatori mortificanti, allusivi a sue presunte
provocazioni allo stupro.
Venga
pure l’umiliazione, sia sbandierata quell’umiliazione, ma sia chiesta
giustizia!
Nel lontano 1978,
quando lo stupro era ancora un reato contro la morale e non contro la persona
una donna ebbe il coraggio di denunciare.
Era il primo processo per stupro.
Era il primo processo per stupro.
L’arringa di Tina Lagostena Bassi cominciava così:
"Presidente, Giudici,
credo che innanzitutto io debba spiegare una cosa: perché
noi donne siamo presenti a questo processo. Per donne intendo prima di tutto Fiorella,
poi le compagne presenti in aula, ed io, che sono qui prima di tutto come donna
e poi come avvocato. Che significa questa nostra presenza? Ecco, noi chiediamo
giustizia. Non vi chiediamo una condanna severa, pesante, esemplare, non
c'interessa la condanna. Noi vogliamo che in questa aula ci sia resa giustizia,
ed è una cosa diversa".