Solo
in 10 Regioni italiane si può consultare la lista delle strutture che hanno
beneficiato dei fondi statali per il contrasto alla violenza sulle donne. E
solo la metà di queste – Veneto, Piemonte, Sardegna, Sicilia e Puglia – hanno
pubblicato online i nomi di ciascun centro con le risorse ricevute.
La
trasparenza rimane un miraggio in un ambito, quello degli abusi di genere, dove
ci si chiede come si possano supportare davvero le vittime quando ancora non
abbiamo certezze sul destino dei 16 milioni e mezzo di euro stanziati dal
governo con la legge sul femminicidio, nell’ormai lontano 2013.
A
tenere sotto costante monitoraggio la questione è ActionAid
con la campagna #donnechecontano, che Iodonna.it sta seguendo fin dal lancio, un
anno fa: una piattaforma opendata per indagare sulla spesa dei fondi
anti-violenza e rendere tutti partecipi dei risultati.
Questa
mattina le ultime novità vengono presentate a Roma a Palazzo Chigi, durante il
convegno “Sulla violenza voglio vederci chiaro”. Parteciperanno anche la
rete dei centri anti-violenza D.i.Re, l’associazione di esperte di opendata
Wister e
la responsabile alle Pari opportunità del governo, Giovanna Martelli.
Per 5 Regioni,
i dati arrivano proprio dai loro siti web. Per altre, sono stati dedotti dalle
delibere. “Il quadro degli investimenti risulta tuttora parziale e
disomogeneo” spiega Rossana Scaricabarozzi, responsabile del programma per
i diritti delle donne di ActionAid Italia. Che sottolinea come la trasparenza
non sia affatto un dettaglio: “Al contrario, è un presupposto importante per
valutare le iniziative messe in campo e il loro impatto, oltre che per
indirizzare le scelte future delle amministrazioni. L’analisi dei dati
mostra infatti quanto siano diverse le scelte delle varie Regioni: a ogni
centro anti-violenza e casa rifugio, per esempio, il Piemonte destina in media
60mila euro, a fronte dei 30mila di Veneto e Sardegna, dei 12mila della Puglia,
degli 8mila della Sicilia. Queste strategie tanto differenti rischiano di
creare disparità territoriali nell’assicurare servizi adeguati alle donne.
C’è poi il caso del Veneto, campione di trasparenza, che però ha emanato bandi
solo per progetti annuali, quando forse sarebbe stato meglio assicurare
continuità agli interventi contro la violenza di genere”.
Il
dipartimento per le Pari opportunità del
Consiglio dei ministri, un mese fa, assicurava alle associazione che stava
per pubblicare sul proprio sito tutte le rendicontazioni regionali, ma ancora
non lo ha fatto. E tra non molto si accavalleranno nuovi quesiti, legati agli
ulteriori 30 milioni di euro per l’attuazione del Piano anti-violenza varato
quest’anno. Senza contare i fondi previsti per il 2015, ancora non erogati.
“È inoltre necessaria una mappatura accurata dei centri anti-violenza
e fondi adeguati per il loro funzionamento” aggiunge l’esperta di
ActionAid, “alla luce dei dati contraddittori rispetto alle strutture presenti
nelle varie Regioni”.
di Emanuela
Zuccalà
Per
informazioni: actionaid.it, donnechecontano.it