martedì 25 novembre 2014

25 NOVEMBRE, LE DONNE DI PALMA CAMPANIA CONTRO IL FEMMINICIDIO




Il 25 novembre si è tenuto nella sala teatrale comunale la manifestazione contro il femminicidio“Ni una más”/ “Non una di più, per sollecitare le autorità competenti a promuovere le strategie necessarie a sostegno della lotta contro la violenza di genere: centri di ascolto, sostegno alla genitorialità, case famiglia, educazione all’affettività, come ha illustrato nell’introduzione alla serata la prof.ssa Buonagura. La manifestazione è stata organizzata dal Gruppo Noi Siamo Innocenti, il Laboratorio Teatrale Gulliver, il Gruppo Archeologico Terra di Palma e la partecipazione del Centro Sociale Anni d’Argento, La FIDAPA e l’ARCI. Nell’antisala del teatro sono stati appesi alle pareti abiti con alla base scarpe rosse, gli abiti rimasti negli armadi, che nessuna donna indosserà più, simulacri che chiedono giustizia. All’ingresso, le giovani studentesse dell’Istituto Alberghiero di Nola,Galileo, accompagnate dalle docenti, hanno distribuito agli intervenuti un fiore rosso, simbolo della lotta contro il femminicidio. La manifestazione si è svolta sotto forma di rappresentazione con le allieve e la direttrice del Laboratorio Teatrale Gulliver, Gabriella Maiello, che si sono alternate nella recitazione di monologhi di Serena Dandini ed inediti della prof.ssa Michela Buonagura, e la poesia Io conto i passi della stessa, sulla scena illuminata soltanto dai ceri, in memoria di tutte le donne uccise, tenendo sospeso il teatro per la carica drammatica dei brani.
Il clou si è raggiunto con la proiezione del corto Forbici, che ha catalizzato le emozioni del pubblico.
La graphicnovel, che fa parte del film partecipato di Antonietta De Lillo “Oggi insieme, domani anche” per la Marechiaro film, ha riscosso grande successo e conquistato numerosi premi a livello internazionale, tra cui la menzione speciale “Nastri d’argento” e il “Premio Amnesty”.
La grafica, per la tecnica usata, ricorda La linea di Osvaldo Cavandoli per la pubblicità Lagostina, ma le linee di Forbici si vestono dei colori della violenza e della morte, il rosso e il nero, si caricano di un simbolismo tragico a ricostruire con ritmo incalzante il dramma, raggiungendo la spannung nella figura femminile che alza le braccia inorridita, come nell’Urlo di Munch, fino all’epilogo, con la pioggia di forbici che investe completamente la scena, in un ultimo grido rosso di sangue.
La filmaker, Maria Di Razza,intervistata dalla prof.ssa Buonagura, che da tempo l’aveva contattata, ha dichiarato commossa: “È molto importante per me stare qui stasera, è prendere contatto reale con il fatto drammatico che ha ispirato la mia creazione”.
La serata si è conclusa con la consegna della targa da parte del Sindaco, con la quale si è espressa la gratitudine delle donne palmesi per l’impegno dell’artista contro la violenza maschile.

Marilena Nappi

martedì 11 novembre 2014

FEMMINICIDIO: ALESSANDRA E UNA MORTE DIMENTICATA di CARMELA CASSESE

foto for


NAPOLI - Alessandra Sorrentino morì più o meno due anni fa, a Palma Campania, una notte di inizio estate. Era giovane, madre di due bimbi, e fu uccisa con una paio di forbici dal marito. Una morte efferata, ricordata con sentimento e dolore con un evento tenutosi nel teatro comunale di Palma, nato dalla collaborazione delle donne di varie associazioni presenti sul territorio. Una manifestazione che ha avuto come scopo quello di “purificare”- come dichiara l’organizzatrice Michela Buonagura- una giovane 26enne vittima di un uomo, ma anche delle chiacchiere di paese.
«Io non conoscevo Alessandra, – dice Michela Buonagura – ma ho partecipato ai suoi funerali, come tanti altri, come sempre accade quando un paese viene colpito da un fatto tragico.  Quei funerali sono rimasti impressi nella mia mente, un ricordo indelebile. Solo donne, solo donne con i visi afflitti e lo sdegno negli occhi; gli uomini si potevano contare sulle dita di una mano. Gli uomini erano fuori, come se il fatto non li riguardasse o come se con la loro assenza giustificassero l’azione.
Per Alessandra non c’è stata nessuna fiaccolata, come di solito si fa in queste occasioni. Per Alessandra si sono accese “le malelingue” e così Alessandra è stata uccisa due volte, con la stessa arma, le forbici, quelle reali e quelle metaforiche. Tutto questo è inaccettabile. La violenza non va giustificata, mai. Il mio è stato un invito alla riflessione, un invito ad agire con responsabilità non solo nei riguardi di chi amiamo ma di tutti, perché la nostra umanità non si ferma alla porta di casa, anche il fuori ci appartiene e ne siamo responsabili, con i nostri gesti e le nostre parole, perché tutto ciò che accade agli altri potrebbe accadere anche a noi».
La serata, intervallata dalla lettura di monologhi, scritti da Michela Buonagura, ha “mantenuto  in vita” con un pensiero anche altre donne, abusate, torturate, violentate: morte. Dalla sposa bambina impiccata per aver ucciso il suo violentatore, promesso sposo, a Fortuna, piccola bimba precipitata dalla finestra del suo palazzo.  Presente all’iniziativa anche la regista Maria Di Razza, che ha introdotto la proiezione del suo pluripremiato corto “Forbici”, un lavoro che in pochi minuti racconta la tragedia della ragazza Palmese. «Il corto –dichiara l’autrice – ha, del tutto inaspettatamente, riscosso un successo e un interesse al di là di ogni più rosea previsione, partecipando finora a 65 Festival in 4 continenti portando a casa 8 premi, fino alla menzione speciale ai “Nastri d’Argento”, il segno tangibile dell’emergenza sociale che la tematica rappresenta. Il maggiore successo lo ha riscosso in Sud America con una dozzina di Festival e 2 premi, poi in India e anche in un Festival africano, il che lascia ancor più riflettere. Certamente un lavoro cinematografico non può avere la pretesa di proporsi come panacea del malessere sociale che il fenomeno del femminicidio sta generando, ma il cinema può dare un contributo alla campagna di sensibilizzazione che si sta mettendo in atto».

                                                                                                                                                                                                                                                                                 di Carmela Cassese

  da Comunicare il sociale

giovedì 6 novembre 2014

NON SENTIRTI SEMPRE IN COLPA





Svelate le caratteristiche e le tecniche degli astuti manipolatori. I punti deboli della vittima. Per non cadere nella trappola
Sottili ricatti morali a volte condizionano la vita.
Il ricatto morale e' una forma di manipolazione che puo' essere usata per ottenere cio' che si vuole dalle persone vicine e di cui si conoscono i punti deboli.
Un esempio? Eccolo: "Ho detto a mio marito che avrei seguito un corso, una sera a settimana e lui ha reagito in quel suo modo tranquillo. "Fai quello che vuoi, tanto lo fai sempre" mi ha detto "ma non credere che staro' qui ad aspettare che tu torni a casa. Io sono sempre a tua disposizione; perche' tu non lo sei mai?"
Sapevo che il suo ragionamento era privo di senso, eppure mi sono sentita cosi' egoista da farmi restituire i soldi del corso". + proprio con questo esempio che inizia un recente volume sul ricatto morale scritto dalle psicologhe americane Susan Forward e di Donna Frazier, dal titolo "Il senso di colpa" (Corbaccio Ed.).
Nel ricatto morale c' e' , implicita, la minaccia di punizione, diretta o indiretta. Invece di valutare con lealta' il motivo del disaccordo, il manipolatore sfrutta i sentimenti, le paure, il senso del dovere o di colpa dell' altro.
Il ricattatore non e' una persona malvagia, che si alza pensando chi puo' tormentare. Al contrario, egli si considera benevolo e affettuoso: il cattivo, l' ingrato non e' lui, ma il suo capro espiatorio che spesso ama di un amore soffocante.
Un primo passo per uscire da questo impasse consiste nel riflettere sulle strategie che il manipolatore utilizza.
Vediamole.
ribaltare. Il manipolatore ribalta i termini del conflitto e colui che chiedeva spiegazioni viene accusato di insinuare cose non vere e di essere la causa di disaccordo.
indebolire. La vittima (che non esaudisce i desideri) viene definita tout - court malato, pazzo, isterico. Si cerca di indebolire la fiducia della vittima in se stessa, per ottenere obbedienza. Se, ad esempio, si tratta di una coppia, il manipolatore potra' elencare tutti gli eventi negativi vissuti insieme, attribuendoli esclusivamente ai problemi emotivi dell' altro.
nascondere. Un' altra condizione patologica si verifica in quelle famiglie che custodiscono segreti di abuso infantile, alcolismo, suicidi, ecc. e che decidono tacitamente di tenere nascosto cio' che e' accaduto. Se un familiare, invece, ne parla, gli altri possono marchiarlo come mitomane, bugiardo, distruttore di famiglie.
cercare complici. Se la "vittima", non collabora, il manipolatore puo' cercare degli alleati tra familiari, amici, religiosi. Confrontare. Perche' non riesci a essere come... Parole che fanno da pungolo emotivo che puo' centrare il bersaglio. La trappola funziona quando si cede al ricattatore per dimostrargli che si e' sbagliato.
COSA RENDE FRAGILI: I PUNTI DEBOLI DELLA VITTIMA
 Il manipolatore ha successo soltanto se trova, nell' altro, la vittima, dei punti deboli.
Vediamo quali posso essere.
* Un bisogno eccessivo di approvazione. Non c' e' nulla di male nel desiderare l' approvazione, o nel chiederla alla persona che ti sta vicino; ma quando l' approvazione diventa una droga da assumere in dosi costanti, e' facile essere manipolati.
* Un grande timore dei conflitti. Chi non tollera la minima divergenza si affretta a fare e a ottenere immediatamente la pace evitando qualsiasi chiarimento. Preferisce cedere su tutto pur di non litigare.
* La sindrome di Atlante. Come il mitico Atlante che portava il mondo sulle spalle, alcuni tendono ad assumersi non soltanto le proprie responsabilita' , ma anche quelle degli altri. Facendosi pero' sistematicamente carico del benessere, delle scelte e delle decisioni degli altri (per es. dei componenti la famiglia), si finisce per essere individuati come la fonte principale dei malesseri e delle insoddisfazioni di cui in realta' non si e' per nulla responsabili.
* Scarsa fiducia nelle proprie capacita' . + facile lasciarsi ferire da critiche ingiuste quando si e' insicuri, specialmente se le critiche provengono da persone autorevoli e che stimiamo; ma se non si ha fiducia in se stessi si puo' finire per fare cose che non si vorrebbero fare, soltanto per compiacere gli altri.
COSI' CI SI DIFENDE
Per non cadere nella trappola Ecco alcune strategie per difendersi dai ricatti morali degli esperti manipolatori.
* Non stare sulle difensive. Alcuni ottengono cio' che vogliono urlando, facendo il muso, facendo la vittima, accusando, minacciando. La tendenza e' quella di difendersi, ma si rischia di versare benzina sul fuoco. Meglio cambiare copione e dire: Mi spiace che sia irritato; non capisco come tu possa vederla cosi' ; in questo modo non risolvi nulla; ne riparleremo con piu' calma.
 * Trasforma il ricattatore in alleato. Quando non sembrano esserci vie d' uscita, si puo' tentare di coinvolgere l' altro nella soluzione del problema. Chiedendogli un consiglio, un' informazione o uno sforzo di immaginazione lo si puo' indurre a guardare la questione con occhi diversi: Puoi aiutarmi a capire; perche' e' cosi' importante per te? puoi darmi qualche suggerimento per risolvere questo problema? puoi aiutarmi a capire perche' la cosa ti irrita tanto? mi chiedo che cosa accadrebbe se; crchiamo di pensare ad una soluzione che possa andare bene per entrambi.
* Usa un po' d' umorismo. In una relazione positiva, l' umorismo e' uno strumento efficace per mostrare all' altro come ci appaiono i suoi comportamenti. L' ironia fa apprezzare la compagnia e lega le persone; inoltre ha un immediato effetto rilassante, abbassa la pressione e puo' raffreddare subito un incontro che sembra difficile.
Oliverio Ferraris Anna  - dal Corriere della Sera -