Il Viminale traccia un bilancio sui
reati di genere.
Alfano: "Ottimi risultati della legge sul
femminicidio".
Il Cnr: "Non c'è inversione di tendenza"
(ansa) ROMA - In calo, nel primo semestre del 2015, i reati di
genere, i maltrattamenti in famiglia, e il femminicidio. Ma è polemica tra il
ministro dell'Interno che si auto attribuisce il merito, e il "Centro
ricerche sulle politiche sociale" del Cnr secondo cui il fenomeno non è
ancora in controtendenza. Secondo i dati del Viminale, gli omicidi di donne
sono passati da 79 a 74 (meno 6,3%), e di questi, mentre quelli in "ambito
familiare affettivo" (quindi che comprende anche uomini e minori) sono
passati da 96 a 91 (meno 5,2%).
Per quanto riguarda la violenza di genere (prendendo in considerazione solo le
"vittime di sesso femminile"), gli atti persecutori che hanno visto
le donne come vittime sono passati da 6532 nel primo semestre del 2014 a 5141
nei primi sei mesi di quest'anno (meno 21,3%), i maltrattamenti in famiglia
"o verso fanciulli" da 6791 a 5677 (meno 16,4 per cento), le
"percosse" da 7492 a 6986 (meno 6,7 per cento), le violenze sessuali
da 2158 a 1760 (meno 18 per cento). È calata, va detto, anche l'attività di
contrasto a questo tipo particolare di fenomeno: gli ammonimento sono scesi da
742 a 709, gli alontanamenti da 149 a 144.
I dati sono stati forniti
dal ministro dell'Interno Angelino Alfano oggi, al convegno "Stalking:
ossessione criminale" organizzato presso la Scuola superiore di Polizia in
occasione della presentazione della serie tv "Stalker", in onda a
fine mese su Premium Crime. Difficile capire il perché del trend in discesa del
femminicidio e dei reati di genere. Il ministro dell'Interno ci prova ad
interpretare questo calo, prendendosene il merito politico. "Abbiamo avuto
ottimi risultati dalla legge sul femminicidio - ha spiegato Angelino Alfano -
ha funzionato la prevenzione, con l'ammonimento e l'allontanamento da parte del
questore". "Lo stalking - ha rilevato il ministro - è un reato da
punire ma occorre anche prevenire e proteggere: sono questi i tre pilastri
della nostra strategia". Alfano ha ricordato che il governo garantisce a
chi collabora e aiuta a denunciare "protezione e anonimato sia nella fase
delle indagini che durante il processo. Non si tratta di una denuncia anonima,
ma protetta". Il ministro ha ribadito che "con la legge abbiamo fatto
un buon lavoro ma come sempre è perfettibile e non escludo altri interventi.
Credo che il Parlamento potrà fare ancora molto".
Di diverso avviso Maura
Misiti, studiosa dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche
sociali del Cnr. "Non mi sembra - spiega - che questi dati dimostrino una
inversione di tendenza: 74 femminicidi rispetto a 79, è una fluttuazione
semestrale poco idicativa. Il calo degli atti persecutori potrebbe anche essere
effetto di quella legge che dice Alfano, anche se non si capisce quale possa
essere stato l'effetto se l'attività della polizia, cioè gli ammonimenti, sono
calati e non aumentati". "Alfano - aggiunge la ricercatrice del Cnr -
parla di prevenzione. Ma questo nella legge non c'è. O meglio, c'è un articolo
in cui sono previste azioni che però non sono state completate come, ad
esempio, il Piano nazionale antiviolenza che risulta redatto, ma non ancora
entrato in vigore. Ecco, al ministro consiglierei di concentrarsi sulla messa a
regime di una vera azione di prevenzione". Va ricordato che un contributo
alla contrazione del fenomeno, dal punto di vista culturale, l'ha dato anche il
movimento di opinione contro il femminicidio sollevato da Serena Dandini con il
suo spettacolo teatrale "Ferite a morte ". Uno spettacolo presentato
in tutta Italia, all'Onu, al parlamento europeo e in tutto il mondo che ha
avuto come obiettivo la sensibilizzazione dell'opinione pubblica in una fase di
particolare recrudescenza (tra il 2010 e il 2012) dei reati contro le donne.
di
ALBERTO CUSTODERO
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