Le chiamano nel cuore della notte per fermare le cerimonie del “taglio” e i matrimoni forzati. Così Faith e Lucy, nel sud del Kenya, combattono dalla parte delle bambine.
di
Emanuela Zuccalà, Simona Ghizzoni.
«Nella
cultura Masai, per diventare una donna adulta devi passare
attraverso il rito della mutilazione genitale». Faith Mpoke ha 33 anni e
lavora per ActionAid a Elangata Wuas, una
località sperduta nella savana della contea di Kajiado, nel sud del Kenya.
Ogni
mattina parte in jeep verso gli enkang, gli accampamenti con le case di
fango tonde e buie, a persuadere la sua gente che è ora di guardare al futuro.
Cominciando dalla rinuncia a tradizioni foriere di malattie, mortalità
materno-infantile, ignoranza e povertà. Come l’emuatare, l’escissione dei
genitali femminili che tra i Masai ha una diffusione del 73 per cento
(la media nazionale del Kenya è invece del 27) e rappresenta l’anticamera del matrimonio
forzato per le bambine a partire dai 10 anni. «Anch’io ho subìto il taglio»
ammette Faith «ma mia madre era insegnante e s’è battuta affinché terminassi
gli studi».
Poco lontano,
a Il Bissil, un’altra donna Masai sottrae le bambine all’emuatare e ai
matrimoni precoci: si chiama Lucy Itore ed è la vicepreside della scuola
locale. Con il telefono sempre acceso, riceve chiamate d’emergenza dalle sue
“spie” negli accampamenti e compie spedizioni notturne, scortata dalla polizia.
Nel dormitorio della scuola è riuscita ad accogliere una ventina di piccole
fuggitive: la più giovane è Sukuta, data in sposa a nove anni in cambio di
cinque vacche. Oggi, andando a scuola, riesce finalmente a sognare un futuro. E
così Soila, 13 anni, che sentite cantare nel video: «Era la canzone che mi dava
forza quando volevo scappare dal matrimonio» ci ha raccontato. «Dice: non c’è
nulla di così difficile che il mio Dio non possa aiutarmi ad affrontare».
Lucy Itore può
far studiare queste bambine grazie a un programma di sostegno a distanza:
con 420 dollari (circa 380 euro), si copre un intero anno di tasse
scolastiche, libri, cibo e vestiti.
UNCUT:
UN PROGETTO PER LE DONNE D’AFRICA
Questo
video fa parte del progetto multimediale UNCUT sulle mutilazioni genitali
femminili, realizzato grazie all’ “Innovation in Development Reporting Grant
Program” dello European Journalism Centre (EJC) e
alla Bill & Melinda Gates Foundation, in collaborazione con ActionAid
e Zona.
Per informazioni: zona.org www.zona.org/it/progetti/uncut/
Su Twitter: #uncutproject
Per informazioni: zona.org www.zona.org/it/progetti/uncut/
Su Twitter: #uncutproject
di
Emanuela Zuccalà
Foto: Simona Ghizzoni
Mappa: Alessandro D’Alfonso
Ricerca dati: Emanuela Zuccalà, Valeria De Berardinis
Foto: Simona Ghizzoni
Mappa: Alessandro D’Alfonso
Ricerca dati: Emanuela Zuccalà, Valeria De Berardinis
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