martedì 21 ottobre 2014

UCCIDE LA FIGLIA A COLPI DI PISTOLA DOPO UNA LITE


Un colpo di pistola esploso contro il torace. Così il tunisino Rafih Ayed, 60 anni, ha ucciso la figlia 37enne, Sylvie Monjia, al culmine di una lite familiare per interessi economici, nella loro abitazione nelle campagne di Comiso, nel Ragusano. L’uomo non andava d’accordo con il genero. E i due uomini avevano avuto diverse liti che, secondo i familiari, erano state dure, ma non erano mai andate oltre insulti e parole piene di odio. I due non erano, sostengono, mai passati alle vie di fatto. Ma l’ultimo scontro, avvenuto ieri sera, è stato fatale alla donna, che lascia tre figlie. Rafih Ayed, che è stato fermato dalla squadra mobile della Questura di Ragusa, in passato denunciato per associazione per delinquere, droga, rapina e porto illegale di arma da fuoco, era un “patriarca”, pretendeva rispetto per le sue idee e la sua posizione nella sua famiglia. Che il genero, anche lui tunisino, riteneva non gli portasse. I contenziosi erano soprattutto economici: soldi e la gestione delle serre e le colture da impiantare.
L’ultima lite si è trasformata in tragedia
I due uomini si sono scontrati e Rafih Ayed ha intimato al genero di prendere la famiglia e andare via di casa. È intervenuta a `mediare´ la moglie del 60enne, una italiana della zona, e sembrava che il contenzioso fosse rientrato. Ma la figlia non ha accettato l’imposizione del padre di andare via dall’abitazione e c’è stato uno scontro: sarebbe stato in quel momento che il tunisino ha impugnato la pistola calibro 7,65, illegalmente detenuta, e ha esploso un colpo che ha centrato la donna al seno, uccidendola. Poi è fuggito portando con sé l’arma. Il corpo delle 34enne è stato trovato dalla polizia di Stato nelle serre attigue alla loro casa.

La caccia all’assassino
È scattata una “caccia all’uomo” che si è conclusa stamattina con la cattura del tunisino che, secondo gli investigatori, alla vista degli agenti avrebbe lanciato la pistola in un dirupo. Condotto in Questura Rafih Ayed è stato fermato su disposizione del procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, e del sostituto Gaetano Scollo da agenti della squadra mobile e del commissariato di Vittoria. Mentre prendeva gli abiti da casa, l’uomo avrebbe continuato a ripetere che voleva uccidere il genero, ma che non voleva ammazzare la figlia.

Le figlie
Le tre figlie femmine della vittima, di sette, 13 e 14 anni, in prima battute assistite da personale dell’ufficio minorenni della polizia Stato, sono state affidate al padre e alla nonna materna, che si avvarranno della collaborazione dei servizi sociali del Comune e di una psicologa.

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